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pigritare l’aiuto al cupitore, perché a concupiscente animo grave tormento egli è, lo odioso perendinare, et lo desiderato fine prorogare. Incusando poscia ancora, et la praegnante natura ragionevolmente, che ella solertemente il tuto habia et optimamente conciliato, se non che relicto hae incompacto lo appetito cum il potere. Poscia ritornando in me forte mirabondo. Imperoché io non poteva perfectamente sapere, ove tanta praeparata et durabile materia, (quale inconsumabile Etna) lui trovasse et pyriaterio copioso di tanto foco dentro al mio alumno et arsibile core. Alla fine solamente di guardare vigilmente lo eximio, et nobilissimo compto, composito, et ornato obiecto, et exhaurire cum le mie latebrose orechie le dolcissime consonantie cum caelica intonatione, dalle quale ineffabile spasso ricevendo gustava ad gli sensi vegetabile, et extremo dilecto. Hora per questo inexperto modo sopra le placide et complanate undicule dil non sulcato pelago, la nostra propera exeres discorrea qual leve tipulla, et le decorissime remige festivissime iubilante cantavano cum tonato Iasio, et la diva Polia ancora sencia le altre sola, da quelle minime dissonante ma comparabile, lydiamente cantilava. Non gli pianti dilla furente Tragoedia, nella cachinante Satyra, nella inganevola Comoedia, negli flebili Elegi. Ma cum exornatissimo poema, et cum elegante parolette, le supreme dolcecie dilla sancta et alma Erycina compositamente proferivano et le delectabile fallacie dillo astante fiolo facondamente cantilavano. Et Polia affabile et decora, di culto ornato, polito et elegante congratulabonda gli rengratiamenti dille adepte gratie (in admiratione provocando) cantilava, cum tale vehementia et dulcisono. Quale dil caeco Demodocho all’udita dil sagurato Ulysse, cum ululante cithara non pervene. La quale quam gratissima comite, non meno delectarse parciaria sentiva, parlando iocosamente, et blandicella tentantime, che ad me le instante cose appariano? Nominantime di qualuncha Nympha remige il proprio nome, et cum dolce suadela mi affirmava, che perseverantia sola gerisce la victrice diadema. Et in questa effrenata aviditate totalmente delapsi, et proiectissimi iucundissimamente navigassimo, et prosperi pervenissimo alla deliciosa insula Cytherea.