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riori illuminarii. La supernate per gli catabassi era lucidata. Cum alcune reflexione per gli oppositi, sufficientemente elucificavano. Tanta fue la calculata regula della exquisita dispositione dell’artificioso mathematico in le tre facie, Orientale, Meridionale, et Occidentale, che da omni hora del dì, la sinuosa scala era lucida et chiara. Gli quali spiracoli in diversi locamenti, della grandissima Pyramide Symmetriatamente erano diffiniti, et dispersamente distributi.

Alla parte della antedicta apertione de bucca deveni per un’altra solida et directa scala saliendo, che al pedamento Areo del aedificio, verso la parte dextera collaterale al monte delumbato era intro excavata nel proprio saxo, ove era lo intervallo delli dieci passi. Per la quale certamente più curioso forsa che licito non era, io montai. Ove essendo pervenuto alla itione per la bucca alla scala, per innumeri gradi, overo scalini, non sencia grave fatica et vertigine del capo, sopra tanta inopinabile celsitudine circungyrando finalmente salito. Gli ochii mei acconciamente al piano non pativano riguardare. In tanto che omni cosa infera ad me apparea imperfecta. Et per questo dal medio piano, partirme non audeva. Et quivi in ambito del circulare et supremo exito, overo fine della tortuosa scala et apertura, molti stipiti fusatili de metallo erano in circuito politamente dispositi et infixi, la interlocatione digli quali da centro ad centro, overo interstipio dividendo pede uno, de altecia hemipasso. Cincti de sopra cum una coronetta undulata sopra ambiente della dicta materia fusili, gli quali circundavano et saepivano el labro della apertura, et hiato dell’exito superiore della dicta scala, exclusa quella parte, per la quale se usciva in la superficie, bene diciò arbitrando. A ciò, che niuno meno cauto, nella apertione del sinuoso speco, praecipitasse. Conciosia cosa, che la immoderata altecia, vacillamento inducea. Sotto poscia della prona piana del Obelisco, una tabella aenea era implumbata resupina, cum antiqua scriptura de notule nostrate, de Graece et Arabe, per le quale pienamente io compresi, al summo Sole quello dedicato. Et de tutta la maxima structura ancora la commensuratione integramente annotato et descripto. Et el nome dell’architecto sopra lo Obelisco in graeco annotato.

ΛΙΧΑΣ ΟΛΙΒΥΚΟΣ ΛΙΘΟΔΟΜΟΣ

ΩΡΘΟΣΕΝΜΕ

LICHAS LIBYCUS ARCHITECTUS

ME EREXIT.

Ritorniamo al praesente alla Meta, overo Tessella subiecta alla Pyramide, nel fronte dilla quale, io mirai una elegante, et magnifica sculptura di una crudele Gigantomachia, invida solum di vitale aura, de miranda coelatura excellentemente insculpta. Cum sui movimenti, et cum tanta prompti-