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gli ochii mei per la disproportione non pativano nella caeleste formula fermamente (se non presse le palpebre) collimare tanto splendore rutilante quel puerile, et divino aspecto spirava, che per questo più di non essere tra gli mortali ragionevolmente suadevami. Ma sencia niuno fallimento veramente di essere tra gli divi heroi, mirando uno coelico spirituale corporeo informatose, et ad gli materiali ochii insuetamente et raro sensibile monstrantise, et obiectare. Diqué in extremo stupore deiecto l’animo speculava el suo capo obaurato di crispuli, et tenuissimi crinuli, cum dui grandi et illuminanti ochii di praecipua maiestate spaventevoli. Il lume degli quali oltra il vacillamento el mio debile intuito mortificavano. Daposcia le rotunde et tumidule gene di purpurante rose suffuse, cum tute le altre parte tanto belle, che io meritamente maxima foelicitate reputarei quello che solamente il percogitasse, non che exprimendo. Et come volatile idio alle sue sancte scapule due ale prominevano impacte, di plumule d’oro, di colore rosaceo pavonio, et cyaneo, et di colore molochino, et micante adglutinate. Perseverante la mia patrona et dioclea Polia, et io geniculato stetemo cusì dummentre il volabile Dio incommincioe a parlare. Il quale conobi per coniectura mirabondo, et esso di tanto opificio di Polia la raritate admiranda, et la magnitudine di tante virtute et bellece stupenda, pensando io verisimelmente, che alla sua bellissima Psyche nel animo non sencia concupiscentia più venusta, più praestante, et di più eminente excellentia l’antiponeva. Et quivi cum loquela di coelico afflamine voce formata. Da ricompaginare omne dissoluta cosa, da risvegliare illaesamente gli sopiti cadaveri ne l’humida terra, et fori de gli aeterni sepulchri, et ancora dalla initiale materia. Et da infrenare la edacitate del insaturabile Vulcano, et di fare deponere il turbido tumore degli horridi flucti, et mitigare la inquieta alluvie dillo intemperato mare, da taciturnare gli gemebondi litori, et da quetare gli spumanti et derosi scopuli, da incitare qualunche casso alla sancta Venere, et al piacevole suo famulitio, cusì fece le sue suadele parolette. Polia Nympha, et tu Poliphilo negli amorosi obsequii, et sincero culto dilla veneranda nostra genitrice intenti cultori, et negli mei fiammanti fochi intrepidi religiosi effecti. Nel divino suo conspecto sono gli vostri puramente votati sacrificii seduli interventi pervenuti, et le vostre devotissime prece, et dedicato servimento, et casti obligamini. Diciò gli ardenti vostri desiderii merita, et efficacemente se diffinirano, secundo che oranti impetrato haveti. Ponite dunque cum il tuo