Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/27


Ritorniamo dunque alla vastissima Pyramide, sotto la quale uno ingente et solido Plintho, overo latastro, overo quadrato supposito iacea, di quatordeci passi la sua altitudine, et nella extensione, overo longitudine stadii sei. Il quale faceva il pedamento del infimo grado dilla molosa Pyramide. Et questo solertemente arbitrava, che d’altronde non fusse quivi conducto. Ma dil medesimo monte exscalpto, da humane fatiche ad quella figura et Schema, et in tanta mole redacto nel proprio loco. Il residuo degli gradi, di frusti era compositamente facto.

Il quale immenso quadrato cum le collaterale montagne dil convalle, non se adheriva. Ma intercapedo et separato era dal uno et l’altro lato dece passi, dalla dextera parte, al mio andare, del praefato Plintho, nel mediano del quale temeramente el vipereo capo della spaventevola Medusa, era perfectamente coelato, in demonstratione furiale vociferante et ringibondo. Cum gli ochii terrifichi, incavernati sotta gli suppressi cilii, et cum la fronte rugata, et la bucca hiante patora. La quale excavata cum uno recto calle cum el summo involtato fina al centro penetrando, overo fin alla mediana linea perpendiculare centricale del supremo Catillo della ostentifera Pyramide, faceva amplissimo ingresso et adito. Alla quale apertura de bucca, per gli sui involuti capigli se ascendeva, cum inexcogitabile subtilitate dello intellecto, et arte, et impenso cogitato dell’artifice expressi. Cum sì facta regula et riductione, che alla patente bucca gli gradi scansili aptamente facevano. Et in loco dele trece capreolate cum vivace et ingente spire mirava stupente gli viperi et intortigliati serpi. Et d’intorno la monstrifera testa, cum promptissimi vertigini confusamente invilupantise. Diqué el volto et gli squammei serpi rixanti, erano sì diffinitamente de lavoratura mentiti, che non poco horrore et spavento m’incusseron. Negli ochii di quali commodissimamente inclaustrati furono lucentissimi lapilli, in tanto che si io certificato non era, marmoro essere la materia, auso io non sarei stato sì facilmente approximarme.

El sopranarrato calle interscalpto nel fermo saxo, conducea, ove erano le scale, cum flexuoso meato, nel centro per amfracti coclei per la quale scandevasi all’altissima cima di essa Pyramide, in la superficie del quadrato Catillo. Sopra el quale, era fundato lo eminente Obelisco. Oltra de tutta questa praeclara et stupenda opera certamente questo excellentissimo iudicai. Che le praefate coclide, per tutto fusseron chiaramente illuminate. Imperoché lo ingegnioso et acutissimo architecto alcuni Clepsiphoti meati, cum grande et exquisitissima investigatione dello intellecto, havea solertemente facto. Gli quali nell’aspecto del vagare del Sole, ad tre parte dritamente corrispondevano. All’infima. Media. Et supera. La infernate per gli supe-