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Il quale cum le tumefacte bucce sonava due rurale Tibie, et appodiato ad uno toroso trunco di Dendrocysso, da vetustate tuto vacuo, cum pervie crepature et rami discoli rarii et folii, cum il capillamento incompto et infrondato. Tra questi dui saltava uno puello nudo. Da l’atro lato era uno, che sopra gli robusti humeri, uno Armillo futile baiulante lo orificio inverso sopra il cornigero capo il mero spargeva. Achosta egli era una matrona, cum il capillamento demisso decapillata, et questa et il vastaso dil armillo nudi, et lachrymabonda. Tenendo una facula cum la parte accensa in giù. Tra questi dui appareva uno Satyrulo puero, il quale nelle mano uno serpe molto involuto stringeva. Sequiva poscia una ruricola vetula canifera, sopra il nudo induta di panno volante, sopra gli fianchi cincta. Del capo inconcinno sopra il calvato, havea uno cesticillo, et di sopra portava una viminea cista piena di fructi et di fronde et ne l’altra mano uno vaso teniva dil orificio oblongo cretaceo. Queste figure optimamente erano inscalpte et asperamente. In l’arula cusì era inscripto. Excitato summopere da tanta venustate di monumenti quaeritabondo, ad me uno elegantissimo in uno saxo inscripto epitaphio Romano tale iucundissimo dialogo se offerite, et tali cum ornamenti.
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