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appareva ad me, che l’anime che all’ardente incendio, damnate erano, nel giacio demigrare optavano, et quelle che adiudicate furono al torpentissimo laco, molto più che ’l Styge palude frigidissimo, excessivamente desideravano nelle maledicte et calorifice flamme recentabonde intrare. Ma sforciate di salire il fallace traiecto. Il candescente passo, per fatale dispositione se divideva per tale modo, che l’anime proscripte allo inextinguibile foco, iterum cadevano nel suo aeternalmente constituito loco. Per il simigliante quelle che lo inevitabile algore perfuge tentavano di evadere, erano dal ponte nel rigentissimo profundo resummerse. Per virtute daposcia dilla divina iustitia il transito al suo pristino essere ritornava. Sencia intervallo altre dolorose alme questo proprio successivamente attentavano, cum vano et incompote voto, et per niuno modo consequire valevano il desiderato effecto. Quelle miserrime anime dunque che festinavano senza quiete fugire, da furioso horrore et rabie agitate, le incendiose flamme et per sollevamento venire et refrigerarse nel giacio non poteano. Et quelle similmente che davano assidua opera di fugire il durissimo fredo, et intrare nelle ardente flamme frustrate dil maximo disio non valevano. Et questa ad quelle gli era ineffugibile et poena indesinente, sempre più desiderose perdendo omni speranza. Le quale tanto più ardente aviditate accrescevano, quanto che sopra il ponte l’una et l’altra sentivano, quelle dil ardore il reflexo dil suo fredo, et quelle gelate, il calore, l’uno cum l’altro obviantise nel suo termine. Et questo nel affecto era maxima vegetatione di poena et di tormento. Per la quale cosa, cum tanta obstinata arte di coloramento et di simulati gesti et expressi conati, vidi tale pictura fabrefacta, et exquisitamente perfecta, quanto mai fare si potrebbe et dimonstrare. Et il titulo indicante era inscripto. Che nelle urente flamme erano condemnate le anime che per troppo foco d’amore, se medesime occidevano. Et nel horrido gelo, quelli erano demersi, che rigidi et fredolenti allo Amore et renuenti se havevano obstinatamente praestati. Finalmente cum tale dispositione mirai questo odioso, spaventevole et evitando Barathro, che dove gli lachi se ricontravano, cioè il frigorifico, cum l’ardentissimo, per la contrarietate fare dovevano cum aeterna controversia uno terribile tonare, perché poscia obvii se immergevano ambi dui in abrupto praecipitio effusi in scuro vasto et profundissimo meato et immenso abysso. Ove era la profunditate tanto artificiosamente dall’artifice ficta, che per la coloratione quelle dimonstratione essere vere mentivano, et di videre una absorbentissima voragine, cum mirifica aemulatione di gli coloramenti. Et di symmetria liniale di prospecto, et dille figure la elegantia, et copioso invento, et artifica designatione, et cum incredibile argutia, che Parrhasio Ephesio insigne pictore unque primo di simile excogitato non poté gloriarse.