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OPRA TUTI GLI EXCOGITATI ET exquisiti cruciamenti d’amore non mediocremente obsesso vedendome, et alla praeoptata et salubre, et praesentanea medela, et mia architatrice propinquo essendo obstupefacto mirava che contra omni naturale ordine, quella me più morbidamente inficiava. Et qualunque suo praestante acto, ornato eloquio, morsicante risguardo da sì opportuna salute proximo ritrovantime me abdicavano, onde sempre più multiplicavasi una exhortabile suasione, di volere alla provocante commoditate (grato munusculo ad gli raptori) ingrato non me praestare et pusilanimo. Fremendo come furioso et ringibondo cane, gionta la insecuta fera negli alpestri salti. Cusì io né più né meno furibondo cupitore la propria desiderata praeda quivi gionta, al tuto satisfarmi. Assuefacto hogi mai ad una assidua et familiare morte d’amore, passione per questo non reputava la sua attrocitate, che d’indi ne fusse asseguita. Et peroe omni inconveniente quantunque damnosissimo licito mi suadeva. Diqué la mia eutrapela Polia solerte de l’improbe condictione dil coecuciente Amore, et accortasi per mortificare tanto importuno incendio, et alquanto sincoparlo, et come singulare sospitatrice mia succurrendo cusì benignamente me dice. Poliphile di tuti amantissimo mio già mai non son ignara, che le antiquarie opere ad te summamente piaceno di vedere. Adunche commodamente potes tu in questo intervallo, che nui il signore Cupidine aspetiamo ire licentemente, queste aede deserte, et dalla edace et exoleta vetustate collapse, o per incendio assumpte, o vero da annositate quassate, a tuo solacio mirare, et gli fragmenti nobili rimasti di venerato dignissimi speculare. Et io in questo loco sedendo contenta te aspeteroe, il signore nostro venturo vigile praestolante, che traiectare ne debi al sancto et concupito regno materno. Allhora io grandemente avidissimo, cum l’altre commendatissime opere vise, etiam queste accuratissimo et multivido di contemplare. Levatome dalla foelice sessione, di soto dille temprate umbre di lauro, et di myrto, et tra altiusculi cupressi, allhora circa il loco il periclimeno degli sui odorosi fiori dipingendo, ove, et uno volubile iosamino florente cum suave ombra opaculamente ne copriva disseminando sopra nui copiosamente gli sui bianchissimi fiori. In quel tempo suavissimo odoranti (sencia altro cogitare absorto) da chosta di Polia per quelli devii aggeri, di fastigiato et vasto cumulo et ruina, in la magiore parte occupate di chamaeciso, et di terrambula et di spini implicita solicito perveni. Ove pensiculatamente coniecturai questo essere stato magnifico, et meraveglioso templo di eximia, et soperba structura. Secundo che la proba et praeclara Nympha scitulamente ad me vaticinato havea. Quivi dunque apparia, che in gyro dil rotondo templo fusseron