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Per la quale cosa, per questa via volendo ad questo incentivo, et crebro stimolo ponere finitione. Ecco che d’altri più saevissimi fochi il cicatricato core mio tuto da capo ad ardere candentemente sentiva. Heumè come farai quivi Poliphile? Alquanto cogita dilla violentia facta a Deianira, et alla pudica Romana, mala et infoelicemente reusita, et di molti altri. Considera che gli omnipotenti dii de gli terreni amori hano resistentia ricevuto, non che homo lacero, et abiectissimo. Revoca nella memoria, che omni longo tempo, a chi pole aspectare accede, et che gli feri leoni ancora per continuati giorni si se cicuriscono, et ciascuno altro silvatico et scaevo animale, et la granifera formica, ancora per assiduo viagio quantunque parvissima in duro silice imprime il suo trito, nonché una diva forma in humanissimo corpusculo latitante, prendere debi in sé vestigio di fervente amore, et cusì observato reprobando confutava tanta noxia, et vexaria passione domante, sperando di conseguire gli amorosi fructi et concupiti effecti et triumphante agonisma. Nella memoria scisitante le sancte oratione, et sacrificii, et libamini, et la extinctione dilla facola. Negli quali divini officii sé, et il suo Poliphilo havea intenta et praecipuamente commemorato cum precature commendaticie, per tanto pensai sofrendo più efficace mercede, et repenso, et lo impetrato conseguire, che cum periculosa improbitate giovare ad gli mei asperrimi languori, et perdere d’indi omni sperancia. La Nympha Polia avidutasi dil versicolore dil mio volto et variare, più che la inclyta Tripolion, overo Teucrion, che tre fiate el dì muta il colore dil suo fiore. Et videntime alterato, et solicitare certamente da lo intimo amore tanti caldi et sepiculi sospiri, pietosamente cum sui adulanti risguardi, et tempestivamente temperava, et deliniva gli impetuosi movimenti et irruente agitatione. Et cusì né altramente l’alma mia ardendo, in queste continue fiamme, et uribile asperitate amore me stimolava pacientemente sperare, che come la phenice araba negli aromatici surculi nell’aspecto dil ardente Sole accensa, dille aride cinere rinovarse spera.
POLIA A POLIPHILO SUADE, CHE NEL DESTRUCTO TEMPIO GLI ANTIQUARII EPITAPHII EGLI VADI A SPECULARE, OVE POLIPHILO VIDE MIRABILE COSE, ET LEGIENDO ULTIMAMENTE IL RAPTO DI PROSERPINA DUBITOE INCAUTAMENTE LA SUA POLIA HAVERE DICIÒ PERDUTA, ET SPAVENTATO A LLEI RITORNOE. DAPOSCIA IL DIO D’AMORE VENENDO POLIA INTRARE CUM POLIPHILO IN LA NAVICULA INVITA. IL QUALE CHIAMANDO ZEPHIRO NAVIGORONO FOELICI. ET NAVIGANDO DA GLI MARINI DEI AD CUPIDINE GRANDE VENERATIONE GLI FUE FACTA