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Et quivi trutinatamente la summa Antistite cum praecipua maiestate, cusì familiarmente ne disse. Figlioli mei hora da me expiati, et benedicti al vostro amoroso incepto et viagio andate. Priego ancora la divina matre fausta et affabile se praesti, et ad gli vostri amorosi concepti, intenti, et casi, miserabile, favorevola, et propitia sia. Et nel praesente inclaustrate gli profundi, et crebri sospiri, gli lamentamenti postponete et lassate. Fugate omni moerore. Imperò che già cum la mia instantia questa praesente hora vi sarà salutare et secunda. Dunque a questi mei salubri moniti et proficui imperii l’animo vostro intenda, aciò che essa cum il suo pio et dolce affecto vi concedi foelice successo. Poscia che la sacraria monitrice cum blando affamine hebe dicto. Nui gratie immortale dicendo da tute licentia riverentemente impetrassemo, cum dulcissimi et mutui saluti, indicando il madido volto, che quasi gli molestava il nostro discesso. Tamen valedicendo, fora dil magnifico et superbo tempio uscissimo, et amonita la mia chrysocari Polia dilla via et itinere nostro, finalmente se partissemo. O desiderato cusì diutinamente gratissimo comitato, et foelice, et prospero exito dille transacte tristitie. Hora il mio core afflato d’interna dolcecia, et perfuso di caeleste rore il noxio foco, unquancho non me tituba, ma ferma et evidentemente questa è la mia tanto optatissima Polia. La mia tutelaria dea. Il genio dil mio core. Alla quale benemerente debita gratulatione, io debo di tanto suo famulato alla divina matre, et di tanta ostensione di amore in questo iucundissimo comitato. Queste et simigliante parole summissamente io dicendo, Polia in quel puncto avidutasi dil mio depresso parlare, me riguardoe cum dui festevoli ochii accesi d’amore. Più chiari che lucidissime stelle, sencia la cornuta Cynthia, nel sereno cielo corruscante, non altramente che lo ignito Calybe sopra l’incude malleato scintilla, cusì nel mio percito pecto quelli crebri scintillavano. Et nel parlare venusta cum angelici accenti, cum la purpurante bucca latibulo di omni fragrantia, apotheca di orientale perle, seminario uberrimo di enucleate et dulcicule parolete, tempestivamente mulcendo deliniva omni mia mentale inquietudine. Parlare, sencia dubio, da impiacevolire il terrifico aspecto di Medusa, et di mitigare la atrocitate horrenda dillo infiammato Marte, et dille sue cruentose armature spoliare. Di furare il bellissimo Ganymede dille adoncate granfie dilla suprema alite. Et da teneritudine di scopiare, et minutatamente scindere in parvissime fresule gli durissimi marmori, et cote, et caute, et saxi asperrimi, et abrupti di Persia, et dil invio et nubifero monte Athlante, nella parte di Oceano et acquietando mansuefare, overo cicurire le saevissime fere di Libya, et da vivificare omni pulvereo et cineroso morto, cusì disse. Poliphile dilectissime (aprensa la mano mia) hora andiamo al rugiente p ii