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Onde pieno et circumacto di miraveglioso terrore, et paurosamente agitato, invocava silentioso, qualunque divino subsidio et pietate. Et apena alquanto aperti gli spaventati ochii riguardai alla fumante Ara. Fora dilla quale, purissimo fumo vidi miraculosamente uscire germinando, et successivamente multiplicantise in uno verdigiante rosario. Il quale cum multiplicati ramusculi grande parte del sacro sacello copiosamente occupava, all’altitudine sublata dilla cumula cum numerositate di vermiglie et rubricante rose inseme, et cum assai rotondi fructi, cum mirifico odore fragranti, di coloratione candidi invermigliati, se offerivano più grati al gusto, che per adventura tali non sono quelli, che alla famelica bucca di Tantalo se arrepresentano. Più belli non furono gli desiderati da Euristeo.
Sopra esso roseo fruteto, poscia appariteno tre candide columbine, cum alcune avicule gregariamente negli rami involitante, et festevole sussultavano colludente, et dulcissimamente cantilavano. Et per tale ostento il nume praesentato, in quella specie occultato dilla sanctissima matre drictamente suspicai.
Per la quale cosa levatosi la sacrificante Antistite cum decore matro
nale, et Polia ancora cum praecipua bellecia, più che unque
ad gli ochii mei gratiosa apparisse, et nel dolce aspecto ridibonda, ambidue assi
curanti me invitorono nel sacrosancto sacello ad intrare, et intro
vocatome dinanti venerabondo dilla divina Ara. Intra la Antisti
te et Polia geniculatome. La Antista cum veterana ceri
monia, tre degli miraculosi fructi extirpoe. L’u
no per sé riservato, degli dui ad
me uno, et ad Polia l’altro offerendo. Quelli cum rivo
cata religione, et summa integri
tate di core, inseme tuti
tre degustasse-
mo.
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