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et tra le quale confragose ruine germinati erano molti silvatici virgulti, et praecipue de Anagyro non quassabondo, cum le teche fasselacie, et uno et l’altro Lentisco, et la Ungula ursi et Cynocephalo, et la Spatula fetida et el ruvido Smylace, et la Centaurea, et molte altre tra ruinamenti germinabonde. Et ad gli fresi muri molti Aizoi, et la pendula Cymbalaria, et senticeti de pongiente vepre. Tra gli quali serpivano alcune lacertace, et ancora sopra gli arbuscati muri reptavano, spesse fiate in quelli deserti et silenti lochi nel primo moto ad me, che tutto stava suspeso, non pocho horrore inducendo. Magni in molte parte frusti de plane retondatione, et de Ophites et de Porphyrite, et Coralitico colore, et di assai altri grati coloramenti. Fragmentatione di vario historiato di panglypho, et hemiglypho, di expedita, et semiscalptura. Indicando la sua excellentia, che sencia fallire ad gli tempi nostri, et accusando, che de tale arte egli è sopita la sua perfectione, dunque approximatome al mediano fronte della magna et praeclara opera, io vidi uno integro portale miro et conspicuo, et ad tutto lo aedificio proportionato.
La quale fabrica vidi continua tra uno et l’altro degli monti delumbati pendicei intersita, che poteva arbitrariamente coniecturare essere la sua dimensione di passi vinti, et stadii sei. Lo allamento de’ quali monti aequato era perpendicularmente dalla cima giù fina all’area. Per la quale cosa io sopra di me steti cogitabondo, cum quali ferrei instrumenti, et cum quanto trito di mane di homini, et numerositate, tale et tanto artificio violentemente conducto cusì fusse sencia fide laborioso, et de grande contritione de tempo. Quivi dunque cum l’uno et l’altro monte questa admiranda structura, cum conscia haesione se coniungeva. Per la quale coniunctione come sopra dicto è la valle era munita de conclusione, che niuno valeva d’indi uscire, overo indrieto ritornare, o intrare per questa patula porta. Hora sopra de questa tanto ingente opera di fabricatura, che de altitudine aequalmente dalle supreme corone al pedamento et Areobate coniecturare facilmente se poteva essere uno quinto de stadio, era fundata una adamantineamente fastigiata et portentosissima Pyramide, diqué ragionevolmente iudicai, che non sencia inaestimabile impensa, tempo, et maxima multitudine de mortali, se havesse unque potuto excogitare et ridriciare tale incredibile artificio. Onde si io el suo excesso, oltra el credere, inopinabile cosa meritamente de essa essere el speculare arbitrava, la quale imperoché mirando non mediocremente la potentia visiva affatichava, et gli altri spirituali sensi attenuando, quanto più affare? Per tanto a ciò che in alcuna parte, quanto ad me se praestarà el capto del mio intellecto, per questo modo ad hora io brevemente el descrivo.