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di foco, nube, et di vento fulminante. Diqué accortose di me la sacrificatrice, acto fecemi, che non me spaventasse, et cum indicio che io tacesse. Il quale pulchello puello nelle tuberule mano, una corolla myrtea gestava. Et nell’altra una sagittula di ardente foco scintillante. Et nella summitate dil divino capo, di filuli aurei lanuginato circundava una pretiosissima corona di splendidissimi adamanti. Circumvolitante tre fiate la incensa et Ara fumante. All’ultima incoacto se risolvete, et sì se deliquoe in maniera di nebulosi fumi nel aire, et da gli ochii infuscati da tanto renidente fulgore se tolse et sparve incontinente. Le quale mystice cose, et divine in quella specie mirabonde, et cusì facto ostento havendo io trepidante viso, alquanto spatio nel animo considerando, rimansi trapensoso completo di divoto horrore. Et doppo alquantulo la intrepida monitrice tute le virgine fece sublevare, et una virgula d’oro nelle purificate mano tollendo, ordinava che la mia pereximia Polia nel rituale libro aperto dinanti a llei, dalla sacerdotula tenuto, essa legendo, et secondo gli rubricarii ordini dille remaste cinere dal cremato sacrificio pigliasse. Le quale cum singulare veneratione sumpte, in uno cribro d’oro ad tale ministerio praeparato, sopra il venerando grado dilla dicata Ara incernicula aptissimamente crivilloe, cum tanta solerte promptitudine, quale si altro unque deditissima havesse operato. Ove la eruditissima monitrice, contracti gli altri digiti dilla mano sinistra, gli fece protendere il digito anulare, et nel sancto cinere expresse alcuni charactere cum exactissima diligentia, quale nel pontificio rituale volume exemplare mirando limatamente pingea. Facto che la diligentissima Polia hebe questo. La saga monitrice. Polia, et tute le altre fece ancora sopra il pretioso pavimento humilmente geniculare, et accuratissimamente sopra l’indice rituale mirando, similmente et lei cum l’aurea virgula superstitiosamente, in quel medesimo cinere signoe alcune mysteriose figure. Per la quale cosa io stupefacto et totalmente alienato, et timido tuto effecto, in tanto che in capo capillo non ristoe, che sublevato non fusse, cum l’animo molto suspeso, dubitando pensiculatamente in questo solemne et sacro piamento non fusse surrepta la mia ingenua Polia, quale Ephigenia, et intromisso qualche altro animale, o damigella, et di perdere in un puncto tuto il mio desiderato bene. Diqué il core percito, et in sé conclusi tuti gli spirituli sencia vitale vigore quasi me ritrovai. Anci cusì forte me quassava como gli mobili calami alle impetuose, et procace aure ventilabondi. Et più tremulo che li lignei ramenti, et cum la mente vibrante, più che le tenue carecte negli palustri da sforcevoli venti