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exquisita diligentia venerabonda, admonita lo ardente cereo pose. Poscia che questi aromatici hebbe accensi, sencia altro pensare il cereo extinxe, et da parte lo riponete. Nella quale fiammula fumicosa, et incomparabile fragrantia renidente, postovi uno ramulo di arrido myrto accense, et di subito sopra la sacrificale Ara, ove egli l’havea tolto ritornantilo acceso, tuti gli altri ramusculi sopra la dicta ara collocati infocoe, diqué intenta et affectuosamente edocta, in questo foco gitoe il paro dille candide turture. Prima diligentemente depiumate, et sopra la sacra mensa amclabri iugulate, exdorsate cum il secespito, et insieme colligate cum fili d’oro, et innodate, et di purpurante serico, havendo cum summa veneratione il caldo cruore nel prefericulo riservato. Proiecte dunque le immolate turture nella odorifera flamma et cremantise. La saga de gli rubricati riti precentora incomincioe di cantare, et psallere, et subsequendo tute alternante. Ma dinanti alla praesultrice Antistite, due di quelle cum Tibie Lydie praecedevano soavissimamente sonante, cum modo et tono Lydio, quale Amphione non puoté ritrovare, et daposcia Polia et le altre, una sectaria l’altra, ciascuna in mano tenente uno ramo di olente et florido Myrto. Chorigiante dunque cum tempo, passo, et continentie, cum aequa distantia uniforme, et saltante cum solenni et religiosi thyasi, cum intonate voce concorde alla sonoritate, fora producte de gli virginei pecti reflexe cum incredibile symphonia soto la obtusa cupula d’intorno la incensa Ara cusì rithmiticamente dicendo. O foco sancto di odore. Sgiela il giaccio de omni core, placa Venus cum amore, et ne praesti il suo ardore. Per questo mysterioso modo cantante, et tibisonante cum elegantissima chorea orbitamente gyravano, dummentre adoleva il sacrificio. Et extinguentise cusì la flammula fumiculava. Penso che quegli odoramenti furono per sufoccare il nidore dilla tosta carne, oltra il proposito. Dunque non cusì praesto fue extincta, che desubito al pavimento tute tacitamente (seclusa la Antistite) se prostrorno. Per la quale cosa non istete guario di tempo, che io apertamente fuora dil sancto fumo vidi uno pulcherrimo spiritulo thesphato, et di forma altro che humana, tanto bello quanto che cum solerte discurso, et investigato immaginare potrebese. Et alle divine scapule uno paro di arquate alule havea, cum una invisitata, et insueta luce. La quale non sencia alquanta lesione de gli mei ochii riguardantila avidissimo il core perduto veramente sentiva. Cum tanto vehemente impeto più che folguro creato d’aqua