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II

O NON POSSO UNQUANTULO LASCIarmi suadere, che tali riti, cerimonie, sacrificii, da Numa Pompilio, né a Cerite di Thuscia. Né unque in Hetruria né dal sancto Iudaeo fusseron ritrovati. Né cum tanta religiosa observantia et ordine litavano et adolevano li Memphitici Vati ad Api in Aegypto, nel Nilo la patera aurea immergendo. Né ancora cum tanto religiosissimo venerato in la citate di Rhamnis di Euboia fue culta Ramnusia. Né Iove Anxuro cum tale superstitione fue culto, né quelli che a Faronia afflati tali riti ritrovorono caminando sencia offensione sopra gli carboni accensi. Né tanto tresse furono le edonide clodane, né mymallone di numine aspirate. Quali nel praesente tressero. Meritamente arbitro (oltra questo che palesemente hoe riguardato) per le cose parate, et supersticiosamente disposite succedere dovesse. Imperò che degli capigli la isochrysia Polia Nympha, di cusì facto officio digna negli sacri imbuta et iniciata. Non più presto vide il nuto dilla sacraria monitrice, che dal mundissimo pavimento, sencia voce, indusio, et strepito (niun’altra moventise) promptissima religiosamente se levoe. Onde dalla sacratica monitrice ad una mira urnula hyacinthina da parte collocata nel sacello fue conducta, che di tale artificio mai Mentore non sepe fare.

Et io attentissimo riguardantila in tuti acti scrutariamente observava. Et nello aspecto hora la vidi tale, quale il lucidissimo Phoebo cum il novo dì la fresca aurora colorabondo dipinge. Et quivi cerimoniosamente cum le prompte, et intemerate mano, uno odorante liquore fora exhauriva, et il suo lacteo et invermigliato volto spirante purpurante rose, cum le delicate mane madefacte tuto accortamente ella irrigoe. Diqué cusì divotamente purificata cum più sinceritate, quale forsa non hebbe la virgine Aemilia. Dinanti al grado dilla sanctissima Ara, ove extava uno mirando candelabro aureo. Il quale era di exactissimo expresso spectatissimo, et di crasse gemme elegantemente circumornato et glandulato. Nella sua summitate promineva exigentemente una circulata apertione di concula, overo una platina, meno di uno amplexo ulnale. In questa dunque posito fue il suavissimo sperma degli ingenti ceti, mosco odorifico. La crystallina et fugitiva Camphora, olente Ladano, dilla magna Crete. Thimioma et Mastice, ambidui gli Stiraci lo amigdalato Beenzuì il ponderabile Zilaloè blactebisantis, overo ungule indice, et gli felici germini di Arabia. Le quale tute pretiose cose erano cum distributo pondo optimamente gradate. Alle quale la solicita Polia, et cum