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O laeta Aglia. O viridante Thalia. O delectabile Euphrosine, Charites divine dil summo et altitonante Iove, et di Eurydomene dilectissime filiole, et dell’amorosa dea observantissime pedisseque, et indesinente famulatrice. Dalle onde dil acidalio fonte di Orchomeno di Beotia, overo dal beato sedere, et assistrice da costa dil venerato Throno di Appolline benigne et coniuncte, partitive. Et come divine Gratie alle mie divote prece piamente succorrite propitie. Che nel divino suo conspecto, et veneranda maiestate gli piaqui queste mie religiose dedicatione, et gli mei puri et votivi sacrificii, et le fuse supplicatione, cum affecto materno commota exaudire. Finita la sancta et sincera oratione, tute cantante feceron il responsorio, cusì fia. Per la quale cosa havendo io cum devotissima ascultatione venerante udito, et la sancta oratione chiaramente inteso, cum summa sinceritate di core io steti attento, et in me esso tuto rivocato, cum scrupulosa diligentia, et cum explorante ochio, immobile tali mysterii considerava. Et similmente, et io geniculato la peritia de le antiquarie, et sacrale cerimonie dilla diva Antistite observava, excessivamente commendando sopra tuto, cum quale elegantia di promptitudine Polia se adaptava ad tale et tanta mystagogia. Intentissimo tamen ad quello che diciò ne doveva seguire.

POLIA DIVOTAMENTE LE TURTURE OFFERISCE. D’INDI UNO SPIRITELLO ADVOLA. DIQUÉ LA ANTISTITE, ALLA DIVINA VENERE DISSE LA ORATIONE. DAPOSCIA SPARSE LE ROSE, ET DEGLI CIGNI FACTO IL SACRIFICIO, DA QUELLO MIRACULOSAMENTE GERMINOE UNO ROSARIO CUM FRUCTI ET FIORI. AMBIDUI DI QUEGLI GUSTORONO. DAPOSCIA AD UNO RUINATO TEMPIO LAETI PERVENERON. DIL QUALE POLIA GLI DICE QUALE RITO HAVEA. SUADENDO A POLIPHILO IVI MOLTI ANTIQUARII EPITAPHII A CONTEMPLARE ANDASSE. ET CUM SPAVENTO A LEI RITORNATO, ET RICREATO, PARI SEDENDO, POLIPHILO MIRANDO LE IMMENSE BELLECE DI POLIA, TUTO IN AMORE SE INFIAMMAVA.

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