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Al margine dil suffito dilla piana inversa nel limbo, aequamente distante si conteniva quatro bellissime anse, derivante, et solide cum la Troclea, gli sui voluti, erano sotto la piana inversa et finivano sopra la Troclea, cum il vertigine cochleato, pandante cum il clivo dil latastro. Poscia modificatamente se invertivano verso il suffito ad uno grato repando sumittentisse a quello cum il vertigine resupinato, et l’altro supino. Questo maraveglioso sculptile era tuto di uno solido de finissimo diaspro, di multiplice mixtura di coloratione inseme spectatissimamente coeunti, et in qualunche parte cum incredibili, et exquisitissimi liniamenti. Opera certissimo non exacta per forcia di scalpro, overo scalpello, ma cum incognito artificio miranda expressa. Dal marmoreo et gradato pedamento, fino allo initio dil stilo exclusivo sublevato era uno cubito, il stipite altrotanto. Il residuo fina ala platina aurea sesquipedale. D’indi supra quadrante, da uno voluto superno all’altro pandavano fili d’oro, per medio di quali erano traiectati in bacce longiuscule corruscanti balassi, et terebrati, et di praefulgentissimi Saphiri, et di scintillanti Adamanti, et di vernanti Smaragdi, cum gratiosa et amicale alternatione coloraria infilati, cum inextimabile et monstruose margarite che sencia dubio tale dono Octaviano non fece a Iove Capitulino. In la inversura de gli labri dill’aurea platina quadripharia perpendicularmente pendevano orbiculate gemme, et pertusate, per il quale pervio intromisso uno aureo filo traiectato erano retente suspese, et ligate ad una fibula, negli harpaguli libera, maiore di nuce avelana, septe per filo. Nel extremo dil filo interdicte d’uno elegante floculo, cum gli spirili di variato filamento sericeo, oro, et argento immixto. Ancora da una fibula all’altra similmente innodati fili aurei ingemmati pandavano al praefato modo,