Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Et quivi le valve d’oro reserate, inseme introrono. Ma io me affermai sopra il sancto et riverendo limine. Et cum vigilanti ochii, nel amantissimo obiecto immobilemente infixi respectante, vidi la monitrice iubente, che la mia Polia vero myropolia se geniculasse sopra il sumptuoso pavimento, et cum sincera devotione coricarse. Il quale pavimento era mirabile tuto di gemme lapidoso, orbitamente composito, cum subtile factione, cum multiplice et elegante innodatione politamente distincto, opera ossiculatamente tasselata, disposita in virente foglie, et fiori, et avicule, et altri animali, secundo che opportuno era il grato colore delle pretiose petre splendido illucente, cum perfecto coaequamento, dalle quale geminato rimonstrava quelli che erano intrati. Sopra questo dunque la mia audacula Polia, denudati religiosamente gli lactei genui, cum summa elegantia genuflexe. Più belli che unque vedesse la Misericordia ad sé dedicati. Per la quale cosa isteti sospesamente attento cum gli silenti labri. Et per non volere gli sancti litamenti interrompere et le propitiatione contaminare, et interrumpere le solemne prece, et il mysterioso ministerio, et le arale cerimonie perturbare, gli improbi sospiri da valido amore infiammati debitamente incarcerai. Hora dinanti di una sanctificata Ara, nella mediana dil sacrulo operosamente situata, di divina fiamma lucente, geniculata humilmente se stava.