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Per l’aspecto del quale, gli capigli mei immediate se ariciorono, et diciò volendo cridare non hebbi voce. Il quale desubito fugite. Et io in me allhora alquanto ritornato, levando gli ochii inverso quella parte, ove gli nemorosi colli appariano coniugarsi. Io vedo in longo recesso una incredibile altecia in figura de una torre, overo de altissima specula, appresso et una grande fabrica ancora imperfectamente apparendo, pur opera et structura antiquaria. Ove verso questo aedificamento mirava li gratiosi monticuli della convalle sempre più levarse. Gli quali cum el praelibato aedificio coniuncti vedea. El quale era tra uno et l’altro monte conclusura, et faceva uno valliclusio. La quale cosa de intuito accortamente existimando dignissima, ad quella sencia indugio el già solicitato viagio avido ridriciai. Et quanto più che a quella poscia approximandome andava, tanto più discopriva opera ingente et magnifica, et di mirarla multiplicantise el disio. Imperoché non più apparea sublime specula, ma per aventura uno excelso Obelisco, sopra una vasta congerie di petre fundato. L’altitudine della quale, incomparabilmente excedeva la summitate degli collateranei monti, quantunche fusse stato el celebre monte arbitrava Olympo, Caucaso, et Cylleno. Ad questo deserto loco pure avidamente venuto, circunfuso de piacere inexcogitato, de mirare liberamente tanta insolentia di arte aedificatoria, et immensa structura, et stupenda eminentia me quietamente affermai. Mirando et considerando tuto el solido et la crassitudine de questa fragmentata et semiruta structura de candido marmo de Paro. Coaptati sencia glutino de cemento gli quadrati, et quadranguli, et aequalmente positi et locati, tanto expoliti, et tanto exquisitamente rubricati gli sui lymbi, quanto fare unque si potrebbe. In tanto che tra l’uno et l’altro lymbo, overo tra le commissure una subtilecia quantunque aculeata, del intromesso reluctata unquantulo penetrare potuto non harebbe. Quivi dunque tanta nobile columnatione io trovai de ogni figuratione, liniamento, et materia, quanta mai alcuno el potesse suspicare, parte dirupte, parte ad la sua locatione, et parte riservate illaese, cum gli Epistyli et cum capitelli, eximii de excogitato et de aspera celatura. Coronice, Zophori, overo Phrygii, Trabi arcuati. Di statue ingente fracture, truncate molti degli aerati et exacti membri. Scaphe, et Conche, et vasi, et de petra Numidica, et de Porphyrite, et de vario marmoro et ornamento. Grandi lotorii. Aqueducti, et quasi infiniti altri fragmenti, de scalptura nobili, de cognito quali integri fusseron, totalmente privi, et quasi redacti al primo rudimento. Alla terra indi et quindi collapsi et disiecti. Sopra