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fino quivi non me habbi propalata, niente dimeno, non piccolo incendio mi è stato il tenirlo occulto et coelato et cusì diuturnamente soppresso, ma che si sia, io sum sencia dubio quella Polia tua, che tanto ami, congruo diciò si praesta, che tanto digno et cusì facto amore non immune sia di vicissitudine, et di aequivalente reciprocatione et ripenso. Per la quale cosa eccome ad tui inflammabondi optati tota paratissima, ecco che io mi sento lo ignito foco da ferventissimo amore per tota me succrescere, et scintillare. Eccome fine degli tui amari et soventi sospiri. Eccome dilectissimo Poliphilo salubre, et praesentaneo rimedio ad gli tui gravi et molestosi dolori. Eccome alle tue amorose et acerbe poene consorte praecipua et dil toto participe. Eccome cum le mie profuse lachryme a smorciare il tuo cordiale incendio, et per te morire prompta et deditissima. Et per Arra di tuto ciò togli (me stringendo amplexantime) mi dede collabellante uno morsicale et sorbiculoso basio, pieno di divino sucto, et provocate da singulare dolcecia dagli syderei ochii, alcune pluscule perle in forma di lachrymule, intanto che per il suo blandicello parlare, et per il salivoso et gratissimo savio, da capo a gli pedi tutto inflammato me alterai eliquantime in lachryme dulcissime et amorose; et dil toto perdutome. Et il simigliante la sacrificatrice Presule cum le altre astante, da praecipua dolcecia commote, continere non se poteron da lachrymule et dolci suspiruli.