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opera conflate. Et ciascuna di queste, nel suo femine discriminantise, et dissentiente le polpose coxe, vertivano poscia quelle in antiquarie fronde, cum fogliatura Achantinea, obviantise l’una cum l’altra, se colligavano, poscia verso gli sui Ilii, o vero fianchi, gli volubili esse cum stricto pugno le rapivanon, cum le ale harpiiatice extense, verso la catenula. Le quale retro alle sue scapule erano innodate. Nell’ordine ove se

ricontravano le sinuose et laciniate fronde, de una et dell’altra puella era impacto a tergo uno inuncato Harpagulo. Gli quali spiramenti nel suo dorso obviantise, si colligavano, et fora del medio della ligatura de sopra uscivano alcune spiche sementate semicrepate. Et de sotto la ligatura tre follicule, quatro ligature, et quatro harpaguli.

Da quelli scorpioli pendevano altre quatro catenule, le quale sospensa retinivano la miravegliosa lampada de spherica figura et di ambito ulnale. Nel plano della rotonditate antedicta, nel mediano era circularmente aperta, et dapossa per diametro a llibella da una damigella all’altra, hiavano quatro rotonde aperture, meno di circuitione de dui palmi, in queste quadrine bucce pendevano quatro vacue pile, che cum gli proprii labii, o vero oroli, cum extrinseco reflexo in sé, nella sua apertura, et in quelle bucce retinute, cusì cum artificio diligentemente expresse, che quasi tutta la sua rotunditate era libera, de sotto dependule tutta aparia. Le quale lampadule de pretiosa petra furono excavate, opera incomparabile. Una de Balasso. L’altra de Saphyro. La tertia de Smaragdo. La ultima de Topacio. La maiore lampada, como de sopra è dicto, era spherica de mundissimo crystallo, né al Torno tale iustitia harebbe usurpata, subtilmente exscalpta, opera di grande exquisitione, et factura incredibile. La quale verso l’orificio haveva quatro ansulette, iustamente distribute n iiii