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POLIPHILO QUIVI NARRA, CHE GLI PARVE ANCORA DI DORMIRE, ET ALTRONDE IN SOMNO RITROVARSE IN UNA CONVALLE, LA QUALE NEL FINE ERA SERATA DE UNA MIRABILE CLAUSURA CUM UNA PORTENTOSA PYRAMIDE, DE ADMIRATIONE DIGNA, ET UNO EXCELSO OBELISCO DE SOPRA. LA QUALE CUM DILIGENTIA ET PIACERE SUBTILMENTE LA CONSIDEROE.

LL

A SPAVENTEVOLE SILVA, ET CONSTIpato Nemore evaso, et gli primi altri lochi per el dolce somno che se havea per le fesse et prosternate membre diffuso relicti, me ritrovai di novo in uno più delectabile sito assai più che el praecedente. El quale non era de monti horridi, et crepidinose rupe intorniato, né falcato di strumosi iugi. Ma compositamente de grate montagniole di non tropo altecia. Silvose di giovani quercioli; di roburi, fraxini et Carpini, et di frondosi Esculi, et Ilice, et di teneri Coryli, et di Alni, et di Tilie, et di Opio, et de infructuosi Oleastri, dispositi secondo l’aspecto de gli arboriferi Colli. Et giù al piano erano grate silvule di altri silvatici