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mediocremente di ardente desio commosso, quella più proximo perfectamente spectare, suspicando ragionevolmente quivi essere magna et antiqua structura, intanto che per questo quasi voleva la mia benigna Duce precare, che a quella me conducesse, quantunque verso el loco tuttavia peragravemo. Ma tra me tale desio castigando diceva. Heu me, io non audo quella cosa impetrare che cum spinoso stimulo, et cum sedulo impulso vehemente son solicitato, et praecipuamente quella cosa tanto caldamente desiderata, quella che fermamente arbitro consequendola potrei farme sopra qualunque amante contento. Dunque reprimendo, et suffocando, et inane damnando tale inconsulto concepto, non dimandando hogi mai de sì longo tormento, cum diuturna pastura de praecordiali suspiri aiuto. Perché adunque di questa a mi non tanto opportuna debo chiedere? Heu me actuoso core participato et non tutto mio, como volentieri sequi tu el rapace Alieto del vivere tuo? Il quale in questi lascivii laquei et foetosi cogitamenti involupatose causava excitando nel inflammato pecto continuo palpitato, quale el lachrymante Fasciano, giù della fronde dal crudel Falcone al volare impulso el tristo core gli batte. Et cusì per questi tali amorosi corrolarii crebramente agitato, più oltra el moderato grado nostro prosequendo, cum la mia Veneranda Nympha, facondamente confabulando, et delle miravegliose cose per divina gratia chiaramente vise affabile, conferendo, cum eloquio mellifluo, pervenissimo finalmente poco distante dal ripercosso littore, dalle piacevole onde del inquieto mare lavato. In questo loco de sito iocundissimo, trovassemo di arte aedificatoria uno ornatissimo, faberrimo, et vetusto templo, de antiquaria operatura et di maximo censo, sumptuosamente fabrefacto, et alla physizoa Venere consecrato. Questo sacro Templo dunque per architectonica arte rotundo constructo, et dentro della quadrangulare figura nella aequata Area solertemente exacto, et quanta trovasse la diametrale linea, tanta rende la sua celsitudine, et nel circulo nell’area contento, notase una quadratura. Da una pleura della quale sopra la diametrale linea verso la circunferentia, tale spatio divise in cinque partitione, et verso el centro suppliva una sexta. Dalla quale havendo poscia circinato un’altra circulare figura, el docto Architecto questa egregia structura et superbo aedificio havea levato, quanto alle parte principale, cum la commodulatione, dimensione, et de tutto l’ambito et contento potito havea, et la crassitudine degli muri et degli extrinseci Pilli, et tra una circuitione et l’altra, o vero tra lo alamento principale et la columnatione, o vero Peristylio el libero testudinato. Dal centro alla circunferentia poscia in dece radii, o vero partitione le linee deducte, ove