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calore infervescente cum piatosi sospiri me cruciava. Hora cum tale angustia disordinato, molte fiate tale proponimento nel animo mi posi di volere cum altissimi guai vociferante dire. O più che bellissima Nympha, Dea mia, et praecipua et unica sperancia, a pietate hogi mai movite, et adiutando subvenimi, che io nel praesente me trovo in inciso di morire, ma ad un’hora isbigotito questo iudicando fallace, et come falso et leve cogitamento reprobai, et in instanti da rabioso et fremendo spirito commoto, tra me confundentime diceva. Perché titubi Poliphile? uno morire per amorosa causa el gli è laudabile. Et però sarebbe mai per mia trista et maligna isciagura, che el mio doloroso accidente, et gli mei gravi accendimenti, et el mio nobile amore de tale Nympha debino essere recitati nella terra cavata? Poscia che germinate fosseron le subtile et flexile canne, le quale sonace poscia gli mei crescenti et nocevoli amori manifestasseno? Non excludendo tale improbitate degli mei errabondi pensiculamenti dritamente diceva. Forsa costei come dimonstra è una veneranda Dea, et perciò Syringa loquace di Arcadia nelle hude et pallustre sedie del fiume Labdone, non sarebbe agli stimulanti et procaci Euri, et al tumultuoso et gelifero Borea, et al flante et nubifero Austro, et dal turbulento et pluvifico Noto, quassabonda data, si el suo importuno et disconvenevole parlare nella praesentia delle Dee se havessi convenuto. Et la responsiva Echo per tale simigliancia non si sarebbe in novissima voce concepta, si decentemente havesse parlato. Et per tanto essendo gli Dii di sé, pientissimi, tale contempto et negligente auso gli rendino severi vindici. Per la quale cosa gli comiti ancora del tardo et indagabondo Ulysse, meritamente riservati se sarebbono sencia el mortale periculo del naufragio, si essi el fatale armento de Apolline, riguardato dalle Nymphe, Phetusa et da Lampetia sorore, impudentemente nepharii non havesseron furato, et Orione similmente non harebbe la horribile vendeta experto. Si alla frigida et casta Diana non se havesse temerario proposto, et il filiolo del ardente Phoebo fue dal summo Olympo temerario fulminato, et nelle Stygie unde aeternalmente religato, per usare le Glycyside herbe. Dunque si alcuna indecentia verso questa Diva Nympha per alcuno signo dimonstrase, et el simigliante et a mi pegio potria facilmente acadere? All’ultimo fora di tanta commotione del altercabondo animo evaso. Summo dilecto dunque acceptando sedava, et riguardando l’ornata elegantia et contemplando, la venusta forma de questa ingenua et praeclara Nympha, tutto me consolava. La quale in sé tutto quello che perfectamente pole amorosamente delectare, et si pote dolcemente amare copiosamente contineva, tanta dolcecia dagli sui festevoli ochii diffusamente dispensando che excussi fora gli perturbativi et irrefrenabili cogitamenti dalla inquietata