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tenera et deliciosa Damicella duce, blandiente me disse. Poliphile al praesente andiamo più oltra. Et d’indi incontinente partiti dirimpecto ad gli freschissimi fonti, et umbrati rivuli, prendessemo solatioso viagio. Ove in gyro gli florigeri campi circuivano gli fluenti flumicelli, dalle vive et surgente fontane, cum crystalline aque cum gratiose undule discorrendo. Nelle quale mundissime aque, ardentemente se inspeculava, el purpureo et floribondo filiolo della Nympha Liriope, fora delle tenelle foglie, et la amnice et punicea balsamita, et indi et quindi dispensato el floreo gladiolo. Et tutte le belle ripe piene di altri flori belli et spectatissimi tra verdissimo et iucundissimo herbulato germinabondi. Il quale beato loco era de ampio et latissimo circuito, circinato di arbustose montagnole di moderata altecia, copiose di virente Lauro, di fructigeri comari, et di comosi et altissimi Pini, et Sappini, de biancha et temperata Myrto, et d’intorno gli chiarissimi canaletti cum alveo glareoso, et sabulaceo, et in alcuni loci era el solo di fulva harenula, viveva l’aquatica et trifolia Dryope, negli quali la procliva aqua cum lene susurro proflueva. Quivi dunque era grande copia di delicate et dive Nymphe mollicole di aetate cum el redolente flore de pudicitia, oltra el credere excessivamente belle, cum sui impuberi amanti, de questo dignissimo loco perpetui inquilini et patritii. Delle quale Nymphe alcune venustamente, cum gli procaci vulti nelle nitidissime lymphe praestantise solacevole havevano ricollecto bellissime gli sui subtilissimi indumenti de seta lucenti de varia et grata tinctura, et quelli congrumati ad gli nivei braci, la elegante forma degli polposi fianchi sotto alle vivace plicule rendevano. Et le bianchissime gambe revelate, et le rotonde sure propalate fina ad gli carnosi genochii. Et le currente aque purgatissime balneavano vicino ad gli rotondi tali, sentivi questo havere virtute de convertire alcuno, forsa che a quello non fusse apto ma inepto et extincto. Le quale poscia reflectendo la excessiva candidecia della nitida et luculea membratura, et le conte fatece, tra le non resultante undicule, et gli caelesti vulti, como in splendifero et tersissimo speculo parimente, ove non grande corso era, l’aque simulabonde se cernivano, et gli piccioli pedi, rumpevano le ricontrate latice, et adverse crispulature cum obvia eruptione, et sonabile concorso invadendo. Alcune solacevole cum gli natanti et domestici et palmipedi Cygni succincte per l’aque correvano. Et dapoi l’una a l’altra cum le lacunate mane l’aque exhauriendo spargevano ridibonde. Alcune fora degli fluenti rivi sopra le mollicole herbe stante, degli odoriferi et di colore varii fiori operosamente intessevano gioie. Le quale agli sui quam gratissimi amatori domesticamente le offerivano, et gli accessorii succulenti et