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curiosuli ad gli delicati pediculi, di vermiglio corio calciati officiosissimi li convertiva, ad gli quali tuberuli il calciamento volupticamente extento adhaeriva, et alcuna fiata le prompte et candidissime gambe, dalle suave auree remoto alquanto il sericeo habito, volitante sopra li virginei membri cum formoso et exquisito expresso se discoprivano. Et quelle cum sincero iudicio affirmava tincte di finissima grana, quale unque s’à collecto in Peloponneso, tra bianchissimo lacte, et cum fragrante mosco compositamente concrete et coagulate. Per le quale tutte delectabilissime cose incathenulato negli difficili et inextricabili noduli di vehemente amore, più inexplicabili che l’Herculano nodo, et più che quello che il Magno Alexandro cum la spatha solvete, et nelle implicatissime rete amorosamente irretito, et il mancipato core in ardentissimi et molesti cogitamenti, et ferventissimi desii loricato stringentime dovunque me volvea, più puncture et più claviculi in esso amante core sentendo, che il fidele Regulo in Aphrica raptato intra il chiovato dolio. Diqué di null’altra cosa refrigerava gli merenti spiriti d’amoroso incendimento, et da exquisitissimi cruciamini exasperati, che egli nel tonante pecto ardevano. Si non che absorbire gli seduli singulti oscitante quale fugato damnulo. Essendo dunque in crebre anxietate praecipitatamente immerso, et al violentissimo amore di questa, tutto rapto vedentime, da me ad me diceva. O Poliphile come poi tu lassare l’amore una fiata individuamente in la tua mellea Polia exarso per qualunque altra? Et quivi ad tutto il mio valore da questo morsicante laqueo, più forpiceamente che le branchie del stringente Paguro che me traheva disnodarme volendo, non era factibile opera. Onde altro non experiva che più molestamente me illaqueasse al affecto di questa, la cruciata alma, che la verace similitudine di omni suo corporale filamento, il venusto sembiante, et gli praestanti gesti della mia dolcissima Polia. Ma sopra tutto questo ad me offerivase atrocissimo cruciamento, como potesse io cedere alla mia quam acceptissima Polia, et inmediate negli humecti ochii le calde lachryme provocate aspernabile et molto arduo mi paria rinovare il mio macerato core, et per introdure uno novitio et incognito, et impioso exulare l’antiquo suo signore. Poscia consolantime diceva. Per adventura questa è essa, secundo il divo oraculo et alte et verace sponsione della Regina Eleuterillyda, ma non se pande, perché si io non erro, questa infallibilmente a mi pare. Et facto questo amoroso et discursivo cogitato, et suasivo praesupposito et di omni altro desio fora uscito, solamente pensiculava cum il core et cum la mente reiterando ad la insigne Nympha. Dal grande amore della quale strictamente k ii