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purpurula et melliloqua bocca, et cum violente et atractive parolette me assicuroe, et dall’animo mio ella sbandisse, et dimové tutti gli pavidi pensieri, refocillante cum l’aspecto Olympico, et refrigerando cum el suo luculento eloquio la già rinfocata anima, et cum amoroso et petulco risguardo et cum gratioso riso dixe. Poliphile voglio che tu sapi, che el vero et virtuoso amore non ha rispecto alle cose exteriore, et per questo el tuo habito non diminuisse né minora l’animo tuo forsi magnanimo et gentile, et digno questi miravegliosi et sancti loci et regni meritamente di spectare, et gli mirandi triumphi. Per la quale cosa timore alcuno la mente tua non permettere unquantulo occupare, ma accuratamente mira quali regni possedono gli incoronati dalla Sancta Venere, quegli che virilemente agonizato, et perseveranti alle sue amorose Are servendo, et sacri fochi la sua promptissima gratia legitimamente hano adepto. Et hora terminando el suo accorto et suave confabulamento, ambidui movendo gli passi né citati né ancora lenti, ma cum modesto grado, in me discutiente considerava dicendo. O fortissimo Perseo, per questa più strenuamente haresti cum lo horribile monstro pugnato, per assequire el suo dolcissimo amore, che per la tua Andromeda. Et poscia. O Iason si di questa gli legitimi hymenaei ad te fusseron stati propositi, cum molto magiore periculo (Deiero per Iove) non fue quello, di consequire la lana d’oro, ragionevolmente arbitro, che postposto quello, et per questa ferocemente certato haresti, essa iudicando, sopra tutti gli gioielli, et pretiosi thesori del spatioso mondo, et ancora della ditissima Eleutherillyde Regina pretiosissima, et de magiore talento et incomparabile pretio. Ognhora et continuamente più formosa, più nell’aspecto venusta, cum mundissimo exornato appareva. Né tale el copioso oro ad Hippodamia, et ad gli rapaci et anxii Avari grato cusì se praesta. Né tanto se offerisse similmente ad li Naute lo ingresso del tranquillo et securo porto né Prymnesio over Tonsilla al suo alligamento nelle hyberne tempestate quassati. Né cusì optata et opportuna se offeriva la cadente piogia al rogo di Croeso. Quale et quanto la delitiosa Nympha da amare quam peracceptissima offerivase. Più periucunda ad me et carissima che al furente Marte le sanguinarie pugne. Ad Dionysio la Sacrima della magna Creta. Et ad l’intonso Apolline la garulosa Cithara. Più ancora gratissima che le frugale glebe, et le crasse ariste, et il sacro Premetio, et Thesmophoria ad Dimitra. Et più oltra par a llei festivissimo procedendo per la herbescente et florida et di viridante come caesariata planitie, alcuna fiata gli ochii scrutarii et