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havendose apatorato come el rubente et maturo fructo della mordica, o vero carancia nella prima fractura ampliantise successivamente poi tutto crepa. Et ricevute in sé le solite et familiare (ma alquanto intercalate) aestuatione, immediate lo usato et frustato lare el suo fervore et foculo riconobbe, penetrando le arsibile et experte viscere, cum el virgineo aspecto decorato excessivamente de inexcogitabile elegantia. Perché già nella prima coctura degli primi amorosi incendii in la mente dolcissimo (Ma quale completo et farcito d’insidie caballo in Troia) introducto, dede primordio aeternalmente una incognita et implacabile pugna, nel tenace core et simplicissimo, di rimanere profundamente infixa. Il quale facilmente da uno dolcissimo sembiante seducto, sencia mora inconsultamente non si tardoe sfindirse, et tutto ad gli amorosi accessorii et accendimenti latamente fenestrarsene et ad gli piacevoli fochi dispositamente racenderse, et ad tanto fasce aptamente sottometerse. Diqué già in me ad gli seduli et interni ardori una domestica excitatione più se infortiva. Ad gli quali più digno et più opportuno soccorso questa al praesente singularmente reputava, che ad le cave navicule, nelle rapide et fluctuante unde del remenso pelago navante cum iniquo tempo Typhi cum el suo amplustre et percommodo registro, et la stella di Castore. Più grato ancora che quello di Mylicta al batuto Adone. Et ad Aphrodite quello de Peristera obsequiosa Nympha. Et più acceptissimo che il Dictamo Ideo, portato dalla filia di Dione, cum el purpureo fiore al vulnere del pio Aenea. Et sentendo io el già concusso pecto dall’intime asperitate, et tacitamente reimpleto et compressamente stipato, et racolti in sé gli discoli pensieri, et cum operoso amore pensando se ampliava et augevase la non più risanabile piaga. Et restricti in me gli paulatini et pusilli spiriti, quasi auso me assicurava de manifestaregli exprimendo gli mei intensi fervori et amorosi concepti. Alhora tutto perdutome in caeco desio. Il perché non valeva più io recusare ad gli invadenti accessorii, et ad gli caustici ebullimenti resistere, et vociferare cum incitata et piena voce et dire. O delicata et diva damigella qualunque sei, meno che cusì valide facole usa ad arderme, et di consumare el mio tristo core. Hora mai per tuto arde da indesinente et stimoloso incendio, et me per medio l’alma sento transfigere et penetrare uno pontuto et acutissimo et flammeo dardo. Et cusì dicendogli di volere discoprire il celato foco, et minuire alquantulo la exacerbatione che io pativa excessivamente ingravescente per stare ocultata questa (d’amore) rabiosa et terribile inflammatione, ma patientemente io restai, et per tale modo tutte queste fervide et grave agitatione, et temerarii pensieri, et lascivi et violenti appetiti, io gli reflecteva vedandome cum la mia toga