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fredo pecto bagnai. Non sapendo hogi mai che me fare, solamente ad terribili pensieri ligata et intenta tegniva lamente mia. Et cusì alla fine, alle mie sospirante voce Sola Echo della voce aemula novissima offerivase risponsiva. Disperdando gli risonanti sospiri, cum il cicicare dell’amante rauco della roscida Aurora, et cum gli striduli Grylli. Finalmente in questo scabroso et invio bosco. Solamente della Pietosa Ariadne cretea desiderava el soccorso. Quando che essa per occidere el fratello monstro conscia, el maestrevole et ductrice filo ad lo inganevole Theseo porgette, per fora uscire del discolo labyrintho. Et io el simigliante per uscire della obscura Silva.
POLIPHILO TEMENDO EL PERICULO DEL SCURO BOSCO AL DIESPITER FECE ORATIONE, USCITTE FORA ANXIOSO ET SITIBONDO, ET VOLENDO DI AQUA RISTORARSE, ODE UNO SUAVE CANTARE. EL QUALE LUI SEQUENDO, REFUTATE L’AQUE, IN MAGIORE ANXIETATE PERVENE.
FFUSCARE GIÀ PRINCIPIATO havendo el mio intellecto, de non potere cognoscere, et nubilare gli sentimenti, quale optione eligere dovesse, over la odibile morte oppetere, overo nell’ombrifero et opaco luco nutante sperare salute. Indi et quindi discorrendo, dava intenta opera ad tutte mie forcie et conati de uscire. Nel quale quanto più che pervagando penetrava, tanto più obscuriva. Et già de grande pavore invalido devenuto, solamente d’alcuna parte dubitando expectava, che qualche saevissima fera impetente incominciasse a devorarme. Overo inpremeditatamente cespitando caecuciente, cadere in abyssosa fossura et scrobe, overo in qualche vasto hiato di terra praecipitare. Et hogi mai la fastidiosa vita de terminare simile ad Amphiarao et Curtio absorpto dalla voragine mephitica terrestre, et cadere da magiore altitudine, che non fece el vecorde Pyreneo. Per questo modo quasi sencia sperancia la mente d’ogni parte conturbava, pur sencia lege vagante et devio exito tentando. Onde più tremulo, che nel mustulento Autumno le mobile foglie ad gli furenti Aquili sencia il virore et sencia el suchioso pondo del suo humore, tra me cusì orante diceva. O Diespiter Maximo, Optimo, et Omnipotente, et Opitulo. Si dalli divini suffragii la hu-