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pretioso cingeva, non quale della Cerva Caesarea, che dubitarei ancora tale fusse stato, quello della scelerosa Eriphile, di manifestare el caelato Amphiarao contaminantila. Il quale una infilatura di gemme et di orbissime perle per questo exquisito ordine se dimonstrava. Nel pendente verso la furcula del candidante pecto, in medio tra due grosse margarite infilato era uno corruscante rubino rotundissimo, ultra le perle collaterali seguivano dui fulgoranti Saphiri, et poscia ancora due orientale perle. Ultra le quale de qui et de lì seguivano dui lampegianti Smaragdi, et ancora due perle, et poscia dui praelucentissimi Iacynthi. Tutte queste gemme de pillulacea forma iustissime et di crassitudine di bacca cum optima et amicale partitione. La biondissima testa cum explicata et soluta capillatura sopra el gratioso collo effusi, di tortuli et renidenti crinuli copiosa appareva, vedendose non altramente che subtilissimi fili d’oro, inconstantemente rutilanti. El calveo capillamento discreto, da uno serto de olente et amethistine viole soppresso, alquanto sopra la festevole fronte pendendo, una voluptica discrepantia componeva triangulare, quale unque ad Genio fusse votata. Et de soto la strophiola compositamente uscivano gli pampinulati capegli, parte tremulabondi delle belle tempore umbregianti, tutte le parvissime aurechie non occultando, più belle che mai alla Mimoria fusseron dicate. D’indi poscia el residuo del flavo capillamento, da drieto el micante collo explicato, et dalle rotunde spalle dependuli effusi inquietamente per sopra el formoso dorso oltra gli vertibili ginochii extendentise, et moderatamente in undule ventilantese, che cusì vagamente non explica l’ugiello de Iunone le oculate poene, che tali crini non votoe Berenice per el suo Ptholemaeo nel venereo tempio. Né Cono Mathematico tale vide nel triangulo collocate. Nella fronte laeta ancora sotto ad due subtile, nigerrime, hemicycle et disiuncte ciglie (Quale mai per adventura se hano vidute in Aethiopia delle Abbacsine. Né tale unque in tutela hebbe Iunione) lucevano dui festevoli et radiosi ochii. Da fundere Iove in piogia d’oro, de chiara luce prompti, cum la fusca uvea coperta della lactea cornea, vicino ad gli quali le purpurante guance, cum le rotunde, et de due lacunule ridente bucce cum eximia gratia venustamente decorate. Spiravano colore de fresche rose, alla surgente Aurora collecte. Et dopoi tra vasi di mundissimo crystallo de Cypri locate, non altramente transparendo, cum vermigliante diaphinitate cusì sencia fallo cum tale nitentia iudicai.