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flammula di foco. Nella dextra una copia stipata farcitamente di bene, et sta cum gli braci passi. Questo è il tutto che si contene nel pretiosissimo gioiello. Alhora io dixi. Che vole significare quelle due cose molto disconvenevole che nelle divine mano tene? Thelemia scitula rispose. Per sua infinita bontate lo immortale Iupiter ad gli terrigeni fa sembiante che possino al voto, quello che delle due mane gli talenta liberamente eligere.

Et io sencia morare subiunsi, poscia che il nostro placito confabulamento quivi è divoluto, gratissime comite. Ancora del tutto l’accenso mio disio de intendere compito non essendo, et già che ’l non vi rincrebbe il mio auso, questo ditime ve prego. Ananti el mio horribile spavento, io vidi di temeraria granditudine et arte uno lapideo monstro, che è uno Elephanto. Intrante dunque nel suo inane ventre, trovai dui sepulchri, cum scripture di ambigua interpretatione, di trovare thesoro, ma che io spreto il corpo, asportasse il capo. Logistica senza altro cogitamento exponendo alacremente rispose. Poliphile so pienamente quello che inquiri, vorei però che tu sapesti, che non senza grande admiratione di humano ingegno et cum ardente studio et incredibile diligentia fue fabricata quella ingente machina, cum perplexibilitate dello intellecto ad intendere il suo divino concepto. Adverti che sopra del suo fronte depende l’ornato cum quella ancipite descriptione, la quale in materno et plebeo sermone dice. Fatica et industria. Imperoché nel mundo chi vivendo vole thesoro havere, lassi stare el marcescente ocio, significato per il corpatio, et togli la decorata testa, che è quella scriptura et harai thesoro affaticantise cum industria. Non più praesto finite le sue blande et efficace parole, che perfectamente edocto del tutto, io regratiai la sua affabile benignitate, tamen ancora essendo percupido de investigare tutto quello che per avanti imperfectamente havea compreso, familiarmente cum esse domesticatome, tertio io feci tale requisito. Sapientissima Nympha nel mio exito delle subterranee caverne, trovai uno antiquario et elegante ponte. Il quale ne le ambe sponde in saxo porphyrito da uno degli lati, et dal altro di Ophytico insculpti alcuni hieraglyphi io vidi. Et di tutti dui fui interprete, ma io restai ignaro solo degli rami, non li conoscendo, che alle corne colligati erano, et poscia perché in porphyrite lapide, et non della simigliante dell’altra parte. Subito senza altro pensiculare benignamente mi rispose, gli rami uno è