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sencia haesitamento persentire dellectatione maiore, che qualunque altra mirabile opera, cum gli ochii mei gratiosamente conspecta, pensitante lo obelisco di tanto mysterio, cum ineffabile aequalitate statario, et ad firmitudine et perpetuitate integro, solido, et aeterno, cum aequatione di parilitate infriabile, et incorruptibile perseverante. Ove spirava spirito gratissimo del coelo, cum aure invariabile, in questo prato circumflorido di largo et circulare spatio permanente fundato, cum fruteti curvescenti di omni fructo, di suavitate gustabile, et di omni salute stipato, cum perpetua virentia, cum directione di regulato ordine ad venustate, et lepiditate, et decoramento dispositi, et consiti, cum praecipuo studio della natura alla perfectione mirificamente producti, et dal pretiosissimo oro indesinente collustrati. Silendo dunque Logistica, ambe per le mane tenentime, per lo hiato, o vero apertione di uno degli archi, festivamente uscissimo, fora la praecinctione della haederale convallatura, et progressi d’indi, medio di esse contento meante, loetissimamente dicendo Thelemia, andiamo hogi mai alle ordinate porte. Diqué per la amoena plaga, et patria, cum prompto et parato progresso procedenti, Mirava il coelo ripurgato da omni fuscante nube, cum suavi, faceti, et peculiari ragionamenti. Io che d’intendere il tutto delle inextimabile divitie, inconsiderabile delitie, et inaequabile thesoro (Al quale ceda Osyri degli dui templi d’oro fabricatore, uno ad Iove coeleste, et l’altro al regio) della Regina Sacratissima inexplebile, gli feci tale questiuncula. Ditimi beate adolescentule, si grato hora vi sia la mia curiosa petitione. Tra tutti gli praetiosi lapilli, che io ho potuto chiaramente videre, di grande talento et praetio imo incomparabile et sencia aestimatione pretiosissimo iudicai. Molto et assai più non fue il Iaspide, che la effigie impresa havea di Nerone toracata. Né tale ancora fue il coruscante Topacio della statua di Arsinoe Regina Araba. Né tanta impensa erogata fue per la gemma, per la quale proscripto fue Nonio Senatore, quale il splendente et incomparabile Adamante, di tanta invisa bellecia et crassitudine, che pendeva dalla richissima Collambia sopra il niveo pecto della nostra Diva Regina, che scalptura era quella? perché tanto era la sua fulguritate, et per essere ancora da lontano, io non el potei perfectamente cernere. Diqué questo solamente resta, che anxio me tene, et sospeso l’animo di sapere. Logistica animadvertendo del mio honesto interrogato, incontinente dicendo rispose. Nela gemma sapi Poliphile, che egli è inscalpta la imagine del supremo Iove in throno sedente coronato. Et sotto del suo maiestale et sancto scabello, sono gli ruinati giganti, che al altissimo solio suo, volevano alla sublimitate del suo sceptro amplissimo, aequabili ascendere. Et egli gli fulminoe. Nella leva mano tene una