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sopra di ciascuna di quelle porte, el suo titulo et indice annotato et inscripto vederai, accuratamente legilo, ma ad la opportunitate del tuo guberno et munimine, io ti darò di tante mie facete et herile pedisseque due, le quale exercite illo tutissimo conducerano, et individue commiterano, cum laeto animo perciò va et cum foelice successo. Et incontanente cum regia largitate educto uno annulo aureo dill’annulare digito, cum una petra Anchite, tolli questo dicendo, et teco in memoria della mia amicabile munificentia laeto il portarai. Ad questa exhortatione et pretioso dono, io quasi Amphasiatico divenuto, non sapea per certo cosa alcuna aequivalente che dire, né regratiare. Ma ella benignamente avidutase matronalmente, et cum una genuina praestantia, et cum gravitate maiestale, ad due praeclare et insigne puelle, se voltoe, al suo Imperiale throno propinque assistrice, ad una che al dextro lato sedeva imperitante dixe. Logistica sarai tu altra che andarai cum il nostro hospite Poliphilo. Et cum sancto religioso et venerabile acto, se voltoe poscia ad lato sinistro dicendo. Thelemia et tu parimente andarai una cum esso, et ambe due datigli ad intendere et chiara notitia in quale porta el debi lui ristare. Dunque Poliphile ad un’altra Regina molto splendida et venerabonda te appraesenterano. La quale si ad te benigna et frugale se praestarae, beato sarai, si al contrario, discontento sarai. Niente di manco nel suo volto la pole comprehendere niuno, perché alcuna fiata cum patricia et genuina urbanitate et cum lepidissima iucunditate, essa se dimonstra, tale volta suapte tetra maligna, et aspernabile, cum instabile incursione. Quella è che termina el tutto. Et per cusì facta obscura conditione, non immerito Regina denominata è Telosia, la quale in tanta fasta et opulentissima mansione non dimora, quale hora manifestamente me vedi inhabitare. Voglio però che tu sapi, che il summo Opifice, né la ordinata natura non ti poteano praestare maiore thesoro, che pervenire ad questo mio divo conspecto et larga munificentia, diqué l’artificiosa natura, non valeria di accumulare maiore divitie, che obtenire, et la mia benigna gratia consequire, et participe essere di tanto bene. Onde cusì come exquisitamente te lice existimare, che unque al mondo tanto thesoro trovare se potrebbe, ad comparatione di quello che in me veracemente se trova, talento coeleste obtento dagli mortali. Ma la Regina Telosia mane in nubilante loco di latebra, et il suo domicilio ha gli aspiramenti obstrusi, perché quella cernere per niuna licentia consente, quanta et quale sia la bellecia sua ad gli homini, perché non lice, né permesso è ad gli ochii corporali diva formositate debbi apparere, et per cusì facta ragione caeco persta lo effecto del successo suo. Ma cum mira observantia se transforma versipelle et moltiforme, non desiderata volendo propalarse.