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loco se mutavano, o vero persistendo continuo sopra il suo quadrato ballavano dummentre che impulse, o vero prehense se partivano, cum iussione sempre del Re. Si il sono conteniva uno tempo, quelle uniforme octo consumavano quel tempo in translatarse in altro quadrato. Non poteano retrocedere, si non meritamente per havere immune salito sopra la linea delle quadratione, ove faceva residentia il Re, né rectamente procedere nisi per linea diagonale. Uno secretario et uno Equite, in uno tempo tre quadrati transivano, il Secretario per linea diagonale, lo Equite per dui aequilateri recti et uno dalla linea devio, et per omni lato poteano transferirse. Gli custodi de l’arce molti quadri rectamente valevano et licentemente trapassare. Diqué in uno tempo potevano discorrere tre, quatro, o cinque quadrati, servando la mensura, et festinante il grado. Il Re poteva ascendere sopra quale quadrato, non impedito, o vero cum praesidio occupato, anci pole prehendere, et egli interdicto il quadrato, ove altri poteno salire, et si caso egli fusse opportuno è che egli ceda cum admonitione praecedente. Ma la Regina per omni quadrato del suo colore ove primo fermoe la sedia. Et bene è che sempre propinqua segui d’ogni lato il marito suo. Qualunque fiata che gli officiali dil uno et dil altro Rege, ritrovava uno del altro sencia custodia et praesidio, il faceano pregione, et ambedue basiantise, el victo fora usciva. Per questo tale ordine feceron uno celeberrimo ludo in una Chorea elegantissima, ballando et festivamente iocando, cum la mensura del sono, per modo che ristoe vincitore quello dell’argento cum alacritate solacio et plauso. Questa tale solemne festa duroe per gli contrasti, fuge, praesidii, per tempo di una hora, cum tanto mensurate circulatione, riverentie, et pause, et modeste continentie, che tanto delectamento me invase, che io non immeritamente suspicai alle supreme delitie del summo Olympo essere rapto, et novissima foelicitate. Terminato il primo ioco in ballo, tutti al suo statuito quadrato reiterorono. Et cum il parile modo, quale feceron in prima, cusì la seconda fiata, aequalmente ad gli lochi sui ordinatamente ritornate, le sonatrice stringendo la mensura del tempo, cusì gli movimenti et gesti degli lusorii corigianti, più solicitamente se movevano, ma cum il sono servato il tempo, cum tanto aptissimo modo et approbata gesticulatione et arte, che non fue opportuno, dire alcuna cosa. Ma bene perite le damicelle, cum le sue copiose trece, sopra le delicate spalle effuse, pendevano inconstante, et poscia sopra el dorso secondo il moto resultavano, nel capo innexe cum Corolla di olente viole. Et quando una era captivata, levate le brace converberavano una palmula cum l’altra. Diqué cusì ludendo et corigiando, ristoe