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INNO A ROMA


ridean dei semi che dovean sotterra
marcire al buio. E gli uni e gli altri torvi
aveano gli occhi, e l’ansito ondeggiante.
Stava il fratello, qua, del Capo, anch’esso,
con lui, lattonzo della lupa; ed ora
schifiva, lui villano, egli pastore.
Taciti i buoi tiravano nel cupo
tacer di tutti; chè fuggiano il grande
bifolco orrendo ch’era loro a tergo.
E qui con l’ale largamente aperte
al sole, apparve un’aquila, che ferma
mirava a lungo quel lavoro in terra.
Poi, fisa sempre, s’affondò nel cielo.

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