Pagina:Hymnus in Romam.djvu/65


INNO A ROMA


e il suo dolore, e la caduca reggia;
e sul Palazio ignare le giovenche
pascevano, e la valle posta al piede
si mescolava d’un belar d’agnelli.
E se il pastore aveva udito un qualche
urlo di lupi, egli racchiuso il gregge
in uno speco, s’addormìa tranquillo.
Veniva allora, per le tenebre, una
lupa, e fiutava il chiuso lupercale.
E Fauno, il buono, nelle selve ombrose
cantava il canto delle foglie ai venti,
invisibile. E sulle antiche quercie
picchierellando senza fine il picchio
sacro contava gli anni tanti, gli anni
     tardi a venire.

— 55 —