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i — 93 — maestri, credo che i teatri non suonerebbero che dei vostri lavori. Perciò voleva supplicarvi d’ accordarmi qualche momento per dar opera alla vostra musica, in quanto lo consente la mia povera possibilità. - • — Mio bravo signor Nicolò perchè dunque ci intratteniamo qui in istrada?
Abbiate la compiacenza di far qualche gradino, e venite nel mio abituro.
Appena Nicolò pose piede in casa subito Capuzzi diede mano ad una gran matassa di musica, e postosi a trimpellare una chitarra cominciò una indiavolata cacofonia da disgradarne il miagolare del.
gatto e 1* abbajqre dei cani.
Nicolò pestava-dei piedi come un ossesso. Sospirava, sbuffava, esclamava a tutte le pause-: bravo! — bravissimo 1 — benedettissimo Capuzzi! tanto che in un eccesso <T entusiasmo cadde ai ginocchi di Pasquale e 1’ abbracciò cosi ' violentemente che lo fece strillare. — Basta, perdio , basta, signor Nicolò, voi mi volete 'atterrare! • — Io non mi leverò, signor Pasquale, se prima non mi promettete di darmi questa divina arietta, perchè Formica la