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— 28 — — Voi fate eco alle dicerie degli invidiosi pittori da storia, che mi lasciano arbitro del paesaggio perchè non li defraudi della parte che si «sono riserva-, ta; come se io non Sapessi lavorar di figura. Ma sono dicerie da sciocchi!.

— Non crucciatevi, caro maestro, ch’ io • ' t non vi dico -il giudizio di persona, e che se dovessi seguirne uno non sarebbe mai quello dei maestri che sono a Roma 1 — Chi non ammirerebbe l’ ardito disegno, la meravigliosa espressione e soprattutto la vita delle vostre figure? Si vede che voi non lavorate sopra un modello j di malgarbo, o sopra un inerte fantoccio;’ ma che voi siete modello di voi stesso, f cosicché nella vostra maniera, la figura • che voi volete condur sulla tela appare nel vostro pensiero come sulla polita faccia di uno specchio.

— Diamine! esclamò Salvatore ridendo , pare/che abbiate guardato più d’ una volta nel mio studio senza che io me ne avvedessi, poiché sapete così bene la mia maniera.

— Come lo poteva, replicò Antonio; ma lasciatemi, seguitare. Non vorrei criticare , come fanno certi pedanti i qua— *