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189 — avanzata si dovea suonare la gran cani»

pana di S. Marco, ed appellare i cittadini alla difesa della Repubblica. A tal segnale, i congiurati, il cui numero era immenso, doveano impadronirsi della città, scannare i primari patrizi e proclamare il novello sovrano. Ma non comportò il cielo che tanta strage avesse luogo, e che -l’ orgoglio irritato di '■Faliero rovesciasse 1’ antica veneta constituzione. Le riunioni della Giudecca, nella casa del Doge, non erano sfuggite alla sorveglianza del Concilio dei Dieci; ma gli fu impossibile il sapere alcun che di certo. Infrattanto un congiurato, un conciapelli di Pisa nomato Bentiano, si sentì tocco da rimorso; volle almen salvare il suo padrone, Nicolò Leoni, che sedeva nel Consiglio De’dieci. 5ul tramontare; andò da lui, e lo scongiurò a non escir di J 0 • • « | casa per quella notte, qualunque evento succedesse. Leoni, agitato dal sospetto ritenne a forza il conciapelli, e lo costrinse a tutto svelargli il progetto. Si cercarono tosto- Giovanni Gradenigo e Marino Cornaro; si convocò il consiglio .1 • 1 . m .

a S. Salvatore, ove si presero tutte le misure per soffocar la congiurar nel primo istante della sua esecuzione.