Pagina:Hoffmann - Racconti IV, Milano, 1835.djvu/161

— 16i — ' VII vecchio la riguardò a lungo: poi* levò le mani al cielo, sciamando: No, non è possibile tale perfìdia!

— E che v’ ha d’ impossibile, mio nobile sposo? chiese Annunziata colpita dal tuono e dalle parole del veglio. Ma Fa»

lìero, senza risponderle, si volse alla serva, e dissele: E perchè come il consueto non veglia Luigia t — Luigia, soggiunse la femmina, volle

  • t m ‘ , ,

cangiar meco questa notte; ella dorme nella prima stanza, appo lo scalone.’' — Presso lo scalone! gridò Faliero con gioja, e s’ allontanò precipitosamente per volare alta stanza di Luigia. Questa gli aprì dopo qualche esitazione, ma nel vedere il viso infiammato del Doge, gli occhi scintillanti, cadde ginocchioni, e confessò l’ onta sua, che un elegante pajo di guanti da cavaliere obbliati sul letto, e un forte odor d’ ambra, bastantemente tradivano. * Il domani, il Doge scrisse a Steno, guardasse bene d’ avvicinarsi al palazzo ducale e alla persona della do* garessa, sotto pena del bando... Niente uguagliò la collera di Michele, costretto ad allontanarsi dalla’ dogaressa. Qualunque volta la vedea sul balcone, - s’ intrat— 1,