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per un visionario, e che voi vi siete già molto affaticati per trarmi da questo mondo fantastico, in cui tanto mi compiaccio. Eh, motteggiatemi a vostro piacere; e fate i saccenti se vi piace, io confesso francamente che mi sono più d’una volta riso di me, e ch’io temeva appunto una burla di cotesto genere con questa casa vuota; ma la morale verrà a suo tempo: procediamo al fatto.

— Un giorno, e nell’ora appunto che il bel costume conduce a passeggiare in lungo e in largo tutto il viale, io m’era fermato, al consueto, dinanzi la casa deserta, almanaccando, come voi direste. Quando a un tratto mi avvidi che mi si era posto accanto qualcuno che mi teneva gli occhi addosso. Era il conte P. con cui aveva di già qualche dimestichezza per un poco di simpatia che mi mostrava, onde fui subito accertato che anch’egli era preso al mistero di questa casa. E quando gli parlai della singolare impressione che mi girava per la testa veggendola così deserta in mezzo al quartiere più popoloso della città, si mise a ridere di un ridere ironico. Anzi il conte s’era già cacciato più oltre, ed aveva