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l’ avrebbe potato scampare. Nella sua disperazione aveva crollata con rabbia l’ inferriata della finestra che gli si ruppe in mano. Allora gli entrò nell’ anima un raggio di speranza; e cosi serrato, come era nel suo torrione presso i fossati della città che s’ erano prosciugati, gli venne in animo di gittarsi di là stimando di salvarsi, se non moriva nella caduta. In questo gli fu di tanto favorevole la fortuna, che potette altresì trarsi le catene di dosso; se non che nella ruina cadde tramortito, e non risensò che al levare del sole. Vide allora che avea dato sopra di una zolla assai dura per mezzo ai cespugli. Ma nel cadere s’ infranse di modo che non poteva più movere un membro; onde divorato da mosche e da tafani, che erano quivi, temeva che gli succhiassero il vivo sangue dal corpo mezzo ignudo, senza che egli potesse fare uno schermo. In questi affanni passò tutto un giorno, e non fu che sull’ imbrunire che pervenne a trarsi più in là, e fu cosi fortunato di giungere fin dove le acque piovane aveano fatto un piccolo guazzo in cui potè dissetarsi. Quel ristorò gli diede tanto di — 15o —