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— JI29. — Era la mattina del giorno in cui ambidue dovevano essere giustiziati, quando si aperse il carcere d’ Andrès, e il Conte ' di Fach si fece presso al prigioniero che . era inginocchiato e pregava in silenzio:

— Andrès, come sai, tu sei dannato nella vita. Acquieta la tua coscienza con una ingenua confessione! Dimmi se hai veramente ammazzato il tuo padrone, il mio povero ziol Abbondevoli lacrime sgorgarono dagl occhi all’ infelice chiamando Dio e tutt’ i Santi iu -testimonio della sua innocenza.

— Vi è un mistero inestricabile; ed io stesso, disse il Conte, sono convinto della tua innocenza, perchè sapeva eh:

sin da fanciullo tu eri stato un dabbeu servitore, e che a Napoli gli avevi salvata la vita. Ma jeri i due più vecchi domestici della nostra famiglia, Francesco e Nicola m’ hanno giuralo d’ averti visto cogli assassini, e che hqnuo potuto discernere che il povero padrone morì per tua mano!

Andrès si sentì come fulminato; e credette che il Demonio ne avesse preso le forme per finire di rovinarlo. Lo disse al Conte, ingegnandosi di farlo sicuro che HOFFMANN V. Ili 6 — l13o —

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