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Vaso d’oro, e sarai felice per sempre. — Addio! L’archivista Lindhorst ti aspetta domani a mezzogiorno nel suo gabinetto! — Addio!”

L’archivista spinse dolcemente lo studente Anselmo e serrò la porta dietro di lui; lo studente si trovava allora nella sala da pranzo, la cui sola uscita era nel corritojo. Stordito da quella singolare apparizione, egli si fermò davanti alla porta della casa; al di sopra di lui una finestra si aperse, egli alzò la testa... era l’archivista Lindhorst, lo stesso vecchio col pastrano grigio ch’egli avea veduto tante volte: esso gli gridò: “Eh! caro Anselmo, a che pensate voi dunque? io scommetto che l’arabo non vi esce dalla testa. Fate i miei complimenti al vicerettore Paulmann se voi lo vedete, e non mancate di venire domani alle dodici in punto. Gli onorari d’oggi sono nella saccoccia destra del vostro sottabito.”

Lo studente Anselmo trovò in fatti, nella saccoccia indicatagli, un bello scudo da sei franchi, ma non se ne rallegrò niente affatto. — “Io non so”, diss’egli tra sè stesso “che cosa sarà di tutto questo; quando anche tutto ciò che passa