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nella sua saccoccia, per condursi intieramente secondo le istruzioni dell’archivista, se la mercantessa di pomi dalla faccia di bronzo pensasse di fargli qualche versaccio. E in effetto non vide egli il ricurvo di lei naso allungarsi, e quegli occhi di gatto fiammeggiare nel battitojo quando, allo scocco del mezzogiorno, egli volle portarvi la mano! — Allora senza pensar di più egli gettò il liquore sopra quella sciaurata figura che si appianò sul momento, e divenne un pezzo di metallo levigato e brillante, e la porta si aprì; i campanelli risonarono aggradevolmente in tutta la casa; drelin, drelin: — il mio cugin Cherubin, — è divin, — divin; il mio cugin — drelin, drelin. — Egli salì tutto consolato la larga e bella scala che si trovava davanti a lui, e si inebbriò dello strano profumo del quale la casa era ripiena. Arrivato nel vestibolo, egli si arrestò incerto, tante porte di lavoro maraviglioso si presentavano a lui che egli non sapeva a quale battere; allora comparve l’archivista Lindhorst in un’ami pia veste da camera di damasco, e gli gridò: “In fede mia, io sono molto contento, signor Anselmo, che voi mi