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Come la prima volta ch’ei si preparava a visitare l’archivista, egli mise nella sua saccoccia i suoi disegni a penna, i suoi capi d’opera di calligrafia, i suoi pezzi d’inchiostro della China e le sue penne di corvo, temperate con molta cura, e già egli apriva la porta per uscire quando vide il fiaschetto d’acqua gialla datogli dall’archivista Lindhorst. Tutte le avventure sorprendenti che gli erano arrivate si presentarono in folla al suo spirito, e un sentimento indefinibile di piacere e di dolore lacerava la sua anima. “Non è egli dunque, ahimè! soltanto per vederti, amabile Serpentina, ch’io vado presso l’archivista?” — Gli sembrava in quel momento che l’amore di Serpentina potrebbe essere il premio di un lavoro difficile e pericoloso ch’egli doveva intraprendere, e questo lavoro non era poca cosa, poichè non si trattava di niente meno che di copiare i manoscritti dell’archivista Lindhorst.

Egli non dubitava che al suo entrare nella casa, e forse nella strada non gli accadessero mille stranezze. Egli non pensò più al liquore stomatico di Corradi e mise prontamente l’acqua gialla