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una donna lunga e magra inviluppata in negri cenci! — Mentre ella parlava voi l’avreste veduta scuotere il suo mento a punta, sgangherare la bocca senza denti, ombreggiata da un naso da pappagallo, il suo sorriso cambiarsi in una brutta contorsione, e i suoi occhi da gatto fiammeggianti gettare scintille attraverso gli enormi suoi occhiali. Sotto allo straccio a mille colori che inviluppava la sua testa, sfuggivano certi capelli neri e ruvidi come il crino di una cavalla selvaggia, ma quello che maggiormente figurava in lei, e convertiva in orrore il disgusto che dapprima ispirava, erano due larghe scottature che si estendevano dalla guancia sinistra sino al di sopra del naso. Il fiato mancò a Veronica, ed il grido ch’essa voleva gettare per sollevare il suo petto oppresso, si cambiò in un profondo sospiro, quando la strega la prese colla sua mano scarnata, e la strascinò nella sua camera. Nell’interno di quella stanza tutto si agitava, tutto si moveva; era un miagolìo, un pigolìo, uno schiamazzìo, un gracidìo da cagionar le vertigini. La vecchia battè col pugno sulla tavola e gridò: “Silenzio, canaglia maledetta!”