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Oh certamente egli mi ama!” Veronica si lasciava andare ancora ai suoi sogni, ma le sembrava sempre che un fantasma nemico venisse a mettersi davanti alle graziose apparizioni che sorgevano nella sua futura economia di consigliera; e questo fantasma rideva con aria beffarda e diceva: “Queste non sono che sciocche e ridicole chimere, e soprattutto bugie; poichè Anselmo non sarà mai consigliere, mai tuo marito; egli non ti ama quantunque tu abbia gli occhi azzurri, una figura snella, e la mano bianca e grassotta.”

Un fremito percorse tutto il corpo di Veronica, ed un orrore profondo succedette agli sguardi compiacenti ch’ella indirizzava allo specchio colla sua cuffia di merlo, ed i suoi eleganti orecchini. Le lagrime caddero quasi dai suoi occhi, ed ella disse ad alta voce; “Ahimè è dunque vero ch’egli non mi ama, e ch’io non sarò mai la signora consigliera!” “Schiocchezze da romando! sciocchezze da romanzo!” gridò il vicerettore Paulmann, e prendendo il suo bastone e il suo cappello, uscì furioso di casa. “Non mancava più che questo,” sospirò Veronica