La notte cadeva, e nell’ombra del crepuscolo ei sembrava meno camminare che volare sulla valle. Egli era già presso il giardino di Kosel, quando il vento entrò nell’ampia sua giubba, ne spiegò le falde, e le fece ondeggiare come un pajo
di grandi ali. Lo studente Anselmo, che pieno di stupore seguiva cogli occhi l’archivista Lindhorst, credette vedere un enorme uccello prendere il suo volo. Egli guardava ancora nell’oscurità, quando un avvoltojo grigio-bianco si alzò nell’aria gettando un grido acuto: egli si accorse allora che quell’oggetto bianco che ondeggiava in lontananza, e ch’egli avea preso pel signor archivista Lindhorst, aveva dovuto essere l’avvoltojo; tuttavolta egli non poteva concepire dove fosse andato l’archivista. “Ma egli può bene anche essere volato via in persona, il signor archivista!” disse lo studente Anselmo; “poichè, io lo vedo, io lo sento, tutte quelle immagini straniere, apparizioni d’un mondo lontano e maraviglioso, che mi si offrivano altre volte in sogno ancor più meravigliose, sono entrate adesso nella parte più positiva della mia vita, e si fanno un giuoco di tor-