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versi tanto da raccontargli tutto quello che gli era accaduto davanti alla porta della sua casa. “Caro signor Anselmo, disse l’archivista quando lo studente ebbe finito il suo racconto., caro signor Anselmo, io conosco bene la mercantessa di pomi della quale voi mi parlate; è un’infame creatura, e mi ha già fatto più d’un cattivo scherzo, ma ch’ella abbia presa faccia di bronzo, e siasi messa al luogo del mio battitojo per privarmi delle visite che mi sono più care, questo è troppo forte, e veramente insopportabile. Domani a mezzogiorno, quando verrete a casa mia, se voi osservate che ella si permetta il minimo sogghigno o gracchiamento, abbiate la compiacenza, caro signor Anselmo, di gettarle sul naso qualche goccia di questo liquore e subito tutto tornerà in buon ordine. E per ora addio, caro signor Anselmo; io cammino un po’ presto, e per questa ragione, non vi prego di venire in città con me. Addio! a rivederci domani a mezzogiorno.”
L’archivista diede ad Anselmo una piccola bottiglia piena d’un’acqua giallo-dorata; poi egli partì a passi precipitati.