il fiume; ed egli non dimenticò di aggiungere che la gente lo avea preso per ubbriaco o per pazzo. “Tutto ciò, disse Anselmo nel finire, io l’ho veduto coi miei occhi, e le dolci voci che mi hanno parlato mi suonano ancora in fondo all’anima; ed il mio solo mezzo di non morire d’amore e di tristezza è di credere ai piccoli serpenti verde-dorati, quantunque io mi accorga dal vostro sorriso, onoratissimo signor archivista, che voi prendete quei serpenti per un giuoco della mia immaginazione riscaldata.” — “Niente affatto! riprese l’archivista col più gran sangue freddo. I serpenti verde-dorati che voi avete veduti sotto il sambuco, signor Anselmo, erano le mie tre figlie, e voi vi siete innamorato degli occhi azzurri della più giovane, chiamata Serpentina: non v’ha nulla di più chiaro. Del resto, io lo sapeva già, il giorno dell’Ascensione; io era seduto a casa mia, lavorando nel mio scrittojo, e annojato di quel mormorio e di quel tintinnio, gridai a quelle chiacchierone che era tempo di rientrare a casa, poichè il sole tramontava, ed esse avevano abbastanza cantato e bevuta la luce.